20 febbraio 2024

Matematico, sociologo ed esperto nella mediazione e la risoluzione dei conflitti, è stato uno degli intellettuali più significativi del nostro tempo, riconosciuto come il fondatore dei moderni studi sulla pace. Negli anni '60 creò il concetto di giornalismo di pace.

 

Lo scorso 17 febbraio si è spento, a 93 anni, il prof. Johan Galtung, pioniere degli studi sulla pace. Dottore in matematica e sociologia, ha insegnato in alcune delle università più importanti al mondo, da Oslo, sua città natale, a Berlino e Parigi in Europa; Santiago del Cile e Buenos Aires in America Latina; Princeton e Hawaii negli Stati Uniti. Coniugò questo intenso lavoro docente con l’attività come consulente di diversi organismi delle Nazioni Unite.

La pace è stata continuamente al centro dei suoi lavori intellettuali; così, nel 1959 fondò l’Istituto Internazionale di Ricerca per la Pace di Oslo; nel 1964, il Journal of Peace Research; e nel ’98 creò Transcend, rete mondiale per la pace, lo sviluppo, l’ambiente e la formazione per il trascendimento non violento dei conflitti. A questa intensa ricerca scientifica, raccolta nei 96 libri di cui fu autore, unì un’estensa attività di mediazione per la risoluzione di conflitti, tanto di carattere internazionale come sociale, partecipando come mediatore in oltre 150 situazioni.

Nel 1960 coniò il concetto di giornalismo di pace, dopo aver analizzato come trattavano i quotidiani norvegesi le notizie relativi ai conflitti in Cuba e nel Congo. Come spiegò lo stesso Galtung in questa intervista a Vatican News , «arrivai, all’epoca, a quattro conclusioni: le notizie dovevano essere negative, dovevano avere qualcosa a che fare con la guerra e con la violenza, dovevano essere rivolte all’esterno, non strutturate, doveva esserci qualcuno a cui dare la colpa – aspetto molto importante – e, infine, doveva riguardare altri Paesi, Paesi importanti e in particolare personaggi importanti nei Paesi importanti. Ecco, prendiamo un evento qualsiasi e vediamo se corrisponde a uno o a tutti questi quattro criteri: a questo punto, è facile che diventi notizia».

Per Galtung c’è un giornalismo di pace “negativo”, «che cerca di trovare soluzioni a conflitti al fine di ridurre la violenza»; e un giornalismo di pace “positivo”, «che vuole esplorare la possibilità di una maggiore cooperazione positiva». Ma perché possano essere messi in pratica, è indispensabile una formazione specifica dei giornalisti proprio sul concetto di pace e sul giornalismo positivo: «Tutto inizia proprio dall’educazione dei giornalisti, e questo significa che stiamo parlando dello studio del giornalismo o delle scuole di giornalismo».

In questo senso, il prof. Galtung sottolineava l’importanza del sostegno di Papa Francesco, che considerava come «una delle maggiori figure positive del nostro tempo», al concetto di giornalismo di pace, specialmente attraverso il suo Messaggio per la 52ma Giornata Mondiale Delle Comunicazioni Sociali «La verità vi farà liberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace». 

Scrive Papa Francesco: «Desidero rivolgere un invito a promuovere un giornalismo di pace, (…) un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi».

Raccogliere l’eredità del prof. Galtung e l’invito di Papa Francesco è diventato oggi più urgente che mai.

 

Per saperne di più

Dr. Johan Galtung

- In Vaticano la Conferenza internazionale sul giornalismo di pace

- Il giornalismo di pace protagonista in Vaticano