di Riccardo Burigana
Quali strade i cristiani devono percorrere per affermare la giustizia nel tempo della comunicazione digitale? Questa domanda è stata al centro dei lavori del convegno Communication for social justice in a digital age, tenutosi a Berlino con possibilità di collegamento in modalità webinar, dal 13 al 15 settembre. Promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) e dall’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana, in collaborazione, tra l’altro, con fondazione Brot für die welt, Chiesa evangelica in Germania e sezione europea della Federazione mondiale degli studenti cristiani, ha visto la partecipazione di studiosi e esperti da tutto il mondo, che si sono interrogati su come affrontare le sfide della comunicazione digitale in una prospettiva ecumenica che consenta di favorire la realizzazione della giustizia sociale, come una delle forme privilegiate per la testimonianza cristiana. È stato anche un contributo, come ricordato in vari interventi, alla prossima assemblea generale del Wcc, prevista per il settembre 2022 a Karlsruhe, in modo che il rapporto tra la comunicazione digitale e la giustizia sociale possa essere discusso nell’assemblea anche alla luce dei progetti e dei documenti realizzati per definire dei percorsi ecumenici che consentano l’accesso per tutti alla comunicazione.
Su questo aspetto, particolare attenzione è stata dedicata a coloro che hanno difficoltà a partecipare alla comunicazione digitale, non solo perché vivono in Paesi dove un reale accesso ai mezzi di comunicazione è limitato, ma perché sono portatori disabilità fisiche, come ha detto il keniano Samson Waweru, da anni impegnato nella rete ecumenica in difesa delle persone disabili. Limitare l’accesso alla comunicazione digitale significa determinare un’ulteriore emarginazione, che i cristiani non possono accettare perché si tratta di una forma di ingiustizia che crea barriere e divisioni. Nel convegno si è anche parlato di come i cristiani possono creare dei ponti tra mondi diversi, dalla ricerca tecnologica, alle istituzioni politiche alle stesse Chiese, così da favorire una reale collaborazione in modo che l’accesso alla comunicazione digitale diventi un elemento centrale nella lotta alla discriminazione, riaffermando quei valori cristiani, che non possono essere considerati superati dalla comunicazione digitale. Per questo si è posto l’accento sui rapporti personali che sono chiamati a convivere con la rivoluzione digitale in atto, aiutando a comprendere come questa non può generare nuove ingiustizie, ma deve essere uno strumento privilegiato per la condivisione. Durante il convegno è stato rilanciato anche il numero speciale della rivista «The Ecumenical Review», edita dal Wcc, tramite la quale l’organismo ha voluto promuovere un approfondimento sugli aspetti etici di una testimonianza ecumenica nel mondo digitale, soprattutto per quanto riguarda la definizione dello spazio pubblico, dove i cristiani sono chiamati a annunciare e a testimoniare la Parola di Dio.
(Da L'Osservatore Romano, 18 settembre 2021)