18 settembre 2019

“Anche i Papi comunicano”, un libro per cronisti del Vaticano

Il volume pubblicato dalla Tau editrice si presenta come uno strumento inedito per chi vuole conoscere il funzionamento della Sala Stampa Vaticana e l’evoluzione dei media della Santa Sede

Marco Guerra – Città del Vaticano

 

Le sfide poste dai nuovi mezzi di comunicazione e alle quali non si sono mai sottratti i Pontefici, i rapporti tra la Santa Sede e il mondo del giornalismo, i grandi eventi ecclesiali come il Concilio Vaticano II che hanno rivoluzionato la comunicazione religiosa e l’evoluzione dei media vaticani. Questi e molti altri sono i temi messi a fuoco nel libro di Veronica Giacometti, “Anche i Papi comunicano”, edito dalla Tau editrice e presentato ieri sera a Roma dalla stessa autrice in un parterre d’eccezione che ha visto gli interventi di Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione vaticana, Gianfranco Svidercoschi, scrittore e “decano” dei vaticanisti italiani, Alan Holdren, capo dell’ufficio vaticano dell’emittente americana Ewtn, moderati dal direttore di Aci Stampa, Angela Ambrogetti.

I punti di svolta della comunicazione

Il volume scritto dalla Giacometti, redattrice di Aci Stampa e già stagista alla Radio Vaticana, traccia un filo rosso tra il Concilio Vaticano II e il Conclave del 2013 ripercorrendo in particolare la storia della Sala Stampa della Santa Sede, fino ad arrivare al ruolo odierno della comunicazione istituzionale del Vaticano e all’assetto attuale di essa concepito dalla riforma voluta da Papa Francesco.

Gisotti: Sala Stampa casa dei giornalisti

“Ho accolto con grande piacere questa pubblicazione”, ha detto Alessandro Gisotti, “credo che sia anche un segno di riconoscenza verso tutti i colleghi che mi hanno accompagnato nei mesi in cui ho ricoperto l’incarico di direttore della Sala Stampa. Ho fatto parte di questa storia ed ora che è stata dedicata a Navarro Valls la Sala Stampa è ancora di più la casa dei giornalisti”.

Gisotti ha quindi sottolineato il valore del volume di cui si sentiva il bisogno, poiché non sono molti i testi che raccontano la storia del rapporto tra i media e la Santa Sede: “Tradizione significa trasmettere il sapere, è importante che i vaticanisti conoscano come hanno comunicato i Papi in questi ultimi decenni”.

I Papi comunicano con la presenza

Il vice direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione si è poi soffermato sul titolo del Libro: “I Papi comunicano prima di tutto con loro presenza, un Presidente se non compie atti non esiste, il Papa esiste e comunica come successore di Pietro, è lui stesso il messaggio, per questo non si possono applicare le categorie politiche a questa comunicazione. Tutto ciò comporta grandi capacità a trasferire questo tipo di messaggio nella velocita dell'informazione di oggi”.

L’audacia dei Papi nell’utilizzo dei media

Tutti gli ospiti della serata hanno inoltre convenuto che ai Papi va riconosciuta una grande audacia nell’utilizzo dei media, “nell’ultimo secolo si sono rivelati più coraggiosi dei laici”. Le porte della comunicazione sono state spalancate infatti prima di molti altre realtà, come quando Pio XI nel 1931 inaugurò la Radio Vaticana o quando Benedetto XVI nel 2012 lanciò il primo messaggio su twitter.

Sala Stampa e il rapporto con i giornalisti

Dal canto suo Gianfranco Svidercoschi ha raccontato diversi aneddoti della sua vita professionale, “sessant’anni dedicati a raccontare Papi e il Vaticano”. Secondo Svidercoschi “Anche i Papi comunicano” ha il pregio di mettere in stretto rapporto la creazione della Sala Stampa da parte di Paolo VI e la nascita di un nuovo modo di fare comunicazione: “Una rivoluzione che ha determinato una nuova interazione tra la Chiesa e il giornalismo”. Svidercoschi ha infine evidenziato la necessità di informare tempestivamente il Pontefice nell’attuale epoca di “comunicazione universale in cui la macchina informativa si è ormai imbestialita”.

Holdren: Sala Stampa essenziale per la professione

Nel suo intervento, Alan Holdren ha posto l’accento sulla necessità di conoscere l’evoluzione della professione del vaticanista: “Credo che ognuno di noi senta questa necessità di sapere da dove proveniamo, io sono qui da 10 anni, i miei primi giorni di giornalismo presso il Vaticano sono stati proprio in Sala Stampa. Ho passato un anno e mezzo lì, veramente ogni giorno della settimana, per raccontare i fatti del Papa. La Sala Stampa per noi è un punto di ritrovo, un punto di accoglienza, un punto di informazione che è essenziale per svolgere la nostra professione”.

Uno strumento di lavoro

Intervistata da VaticanNews Veronica Giacometti ha spiegato che anzitutto “questo libro vuole essere anche uno strumento di lavoro. Ci sono informazioni basilari. Per esempio, che cos’è un bollettino, com’è strutturata la Sala Stampa, che cos’è un cabasario, che è il libro che racconta tutti i viaggi apostolici del Papa, le informazioni logistiche…”

“Ormai sembrano notizie, informazioni anche superficiali – ha detto ancora la Giacometti -. In realtà, non è così; ed era necessario, anche sentendo il parere di altri colleghi, raccoglierle in un libro, in uno strumento di lavoro. Questa è un po’ la tradizione che secondo me era bene mettere nero su bianco”.