12 marzo 2020

Perché il male non accada senza testimoni (di Edna O’Brien)

Quando la letteratura si fa illuminazione e abbraccia il mondo intero

 

di Edna O’Brien (Da L'Osservatore Romano, giovedì 12 marzo 2020)

 

[ Edna O’Brien è nata a Tuamgraney, un paesino dell’Irlanda occidentale; dal 1986 insegna scrittura creativa al City College della City University di New York. Ha esordito con Ragazze di campagna (The Country Girls, 1960), le cui protagoniste lasciano il ristretto ambiente di provincia per conoscere la vita di Dublino. Gli stessi personaggi compaiono in La ragazza dagli occhi verdi (The Lonely Girl, 1962) e Ragazze nella felicità coniugale (Girls in Their Married Bliss, 1963). Tra le altre opere della scrittrice nota in tutto il mondo, ricordiamo Agosto è un pessimo mese (August is a Wicked Month, 1965); Notte (Night, 1972), Uno splendido isolamento (The House of Splendid Isolation, 1994) sull’incontro di una vedova con un terrorista dell’Ira in fuga. Edna O’Brien ha anche scritto sceneggiature per film e serie televisive, e articoli per molti periodici, tra cui «The New Yorker» e «The Ladies’ Home Journal» ]

 

Anch’io ho letto i Vangeli e ho sentito leggerli dall’altare, ed essi hanno avuto un ruolo importante nella mia iniziazione come scrittrice. Ho ammirato la bellezza del linguaggio, insieme al fatto che la narrazione era tanto precisa e memorabile. Le storie sono la sostanza della vita, ma vorrei sottolineare che la letteratura, nella sua vocazione più alta, non riguarda esclusivamente la pietà. Riguarda tutto, la verità della natura umana, il crudo e il cotto, la grandezza, la bontà, l’iniquità, la verità e la menzogna degli esseri umani.

Grandi libri, grandi poesie e grandi drammi sono stati per me un’illuminazione costante nella vita e, ad essere sincera, li considero santi. Le storie possono e dovrebbero abbracciare tutto.

Il Santo Padre parla dei serpenti maligni nella storia e nel nostro tempo. Parla del disperato bisogno nella società di ottenere, possedere e consumare. Tali caratteristiche mi paiono valide per tutte le fedi e tutte le nazionalità. La gente è mossa dall’avidità, dalla fame di territorio, dal potere, da una spietatezza che comporta guerra, carestia e barbarie che rievocano tempi antichi.

Sugli schermi dei nostri televisori lo vediamo ogni sera, vediamo tiranni che ordinano e manipolano, vediamo furtività di ogni genere, compreso un cybermondo, e vediamo masse di persone, una quantità biblica, fuggire da un luogo in rovina a un altro. E prive di aiuto, di speranza, di cibo, di rifugio.

Come scrittrice che osserva tali atrocità, e nel caso del mio ultimo romanzo, Girl, mi sono recata in Nigeria due volte per approfondire le storie di ragazze catturate da Boko Haram, e le ordalie che hanno dovuto sopportare e che alcune di loro ancora sopportano. È un piccolo contributo al miasma di sofferenza che investe il nostro mondo moderno. È ciò che gli scrittori devono fare, a prescindere da quanto marginale possa essere la loro influenza. Non è in alcun modo un ripudio di Dio.

È chiedere al mondo di prestare attenzione, di sentire davvero l’enormità e la gravità del nostro tempo invece di consentire che accada senza testimonianza. È anche corretto dire che le storie di per sé accrescono la nostra umanità, il nostro senso dell’altro, il nostro senso del mondo più vasto.