12 marzo 2020

Lingua ed esperienza (di Eraldo Affinati)

Il richiamo giovanneo al Verbo

 

di Eraldo Affinati (Da L'Osservatore Romano, giovedì 12 marzo 2020)

 

[ Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, è nato nel 1956 a Roma dove vive e lavora. Insieme alla moglie Anna Luce Lenzi ha fondato la Penny Wirton, una scuola gratuita di italiano per immigrati con lezioni a tu per tu o per piccoli gruppi, «senza pensare a programmi e valutazioni — si legge nel sito della Wirton — ma puntando sempre al massimo che si intravede come possibile per la persona cui cerchiamo di insegnare». Tra i tanti libri pubblicati da Affinati ricordiamo Campo del sangue (1997), Secoli di gioventù (2004), La città dei ragazzi (2008), Peregrin d’amore. Sotto il cielo degli scrittori d’Italia (2010), Via dalla pazza classe. Educare per vivere (2019) ]

 

Fra i tanti spunti presenti in questo messaggio papale mi colpisce il richiamo giovanneo al Verbo come vita e carne. Soprattutto oggi abbiamo necessità di legare la lingua all’esperienza: ciò che scriviamo e diciamo dovrebbe scaturire dalla nostra esistenza e, aggiungo, essere legittimato da quello che abbiamo fatto.

Altrimenti c’è il rischio di un’espressione strumentale, sterile, priva di forza e sostanza. È proprio la Bibbia a farcelo capire: le vicende che vi s’intrecciano sono l’emulsione, anche stilisticamente trasfigurata, della civiltà umana da cui derivano. Il rischio della rivoluzione digitale s’identifica a mio avviso nell’illusione di poter fare a meno del riscontro personale diretto.

Dico di più: quando il racconto di una storia sembra non costar nulla a chi l’ha scritta, c’è qualcosa che non funziona.