Alessandro Gisotti
I racconti “possono aiutarci a capire e a dire chi siamo” perché “l’uomo è un essere narrante” che ha bisogno di “rivestirsi di storie per custodire la propria vita”. Papa Francesco lo sottolinea nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2020, pubblicato nell’odierna memoria di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti. Un Messaggio che, tuttavia, abbraccia un orizzonte ben più ampio della professione giornalistica, come del resto Francesco ci ha abituato fin dal suo primo Messaggio per le Comunicazioni Sociali, quello del 2014, quando ha tracciato un collegamento ideale tra la figura evangelica dal Buon Samaritano e la missione svolta oggi dai “buoni comunicatori”. In un tempo segnato dall’uso strumentale e divisivo della parola, “malattia” da cui non è purtroppo immune il mondo cattolico, il Papa ci ricorda dunque che la comunicazione è autentica se edifica, non se distrugge. Se è “umile” nella “ricerca della verità”, come già sottolineato nell’udienza del maggio scorso ai giornalisti dell’Associazione Stampa Estera. E di fronte al propagarsi di racconti “falsi e malvagi” - fino alla sofisticata aberrazione del deepfake - il Papa incoraggia a far sì che la narrazione parli “di noi e del bello che ci abita” aiutando “a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme”. Abbiamo bisogno, è la sua esortazione, “di respirare la verità delle storie buone”.
La Sacra Scrittura, una “Storia di storie”
Nel Messaggio viene citato lo storytelling, tecnica sempre più in voga in diversi ambiti dalla pubblicità alla politica, ma il racconto a cui pensa Francesco non segue logiche mondane. Ha un valore più profondo che fa “memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio”. Del resto, un’indicazione rivelatrice di ciò che il Papa ritiene essere un modello di narrazione viene già dal tema scelto per il Messaggio: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2) La vita si fa storia”. La Sacra Scrittura, annota il Pontefice, è “una Storia di storie” e aggiunge che la Bibbia ci mostra “un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore”. Proprio “attraverso il suo narrare – prosegue – Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori”. Nell’imminenza della celebrazione della “Prima Domenica della Parola di Dio”, istituita con la Lettera Apostolica Aperuit Illis, Francesco ci invita quindi, anche con questo Messaggio, a farci prossimi alla Sacra Scrittura, a farla nostra, ricordandoci che “la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità”. D’altro canto, come ci insegna il Libro dell’Esodo - da cui è tratto il tema del Messaggio - apprendiamo che “la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come egli continua a farsi presente”.
La tentazione dei racconti falsi e malvagi
Una parte importante del documento viene dedicata dal Papa alle “storie distruttive” che descrive con parole che ricordano l’immediatezza delle omelie di Santa Marta. Ancora una volta - come già nel Messaggio per le Comunicazioni del 2018 dedicato al fenomeno delle fake news - Francesco mette in guardia dalla tentazione del serpente, narrata nel Libro della Genesi, che “inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere”. Il Papa denuncia quelle storie che “ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare”. E, riprendendo un tema a lui molto caro, stigmatizza l’avidità di “chiacchiere e di pettegolezzi” di cui “quasi non ci accorgiamo” così come la tanta “violenza e falsità” che “consumiamo”. La conseguenza ultima è il diffondersi di “storie distruttive e provocatorie che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza”. A rischio è la dignità umana, si legge nel Messaggio, che viene spogliata dalla combinazione di “informazioni non verificate” con la ripetizione di “discorsi banali e falsamente persuasivi” che colpiscono “con proclami di odio”. A tutto questo, chiede di reagire con “coraggio” per respingere tali minacce. In un mondo che sopporta “tante lacerazioni”, Francesco auspica che si possa “riportare alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano”.
Nessuna storia umana è insignificante agli occhi di Dio
Il Papa rivolge dunque l’attenzione alla storia di Gesù, che mostra come Dio abbia preso a cuore l’uomo e che per Lui “non esistono storie umane insignificanti o piccole”. “Per opera dello Spirito Santo – soggiunge – ogni storia, anche quella più dimenticata” può “rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo”. Cita alcune storie che hanno “mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo” dalle Confessioni di Agostino a I Fratelli Karamazov. Invita a leggere le storie dei santi e a condividere quelle “storie che profumano di Vangelo” che ciascuno di noi conosce. “Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile”, ribadisce, perché “nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento”. Per questo, annota, “anche quando raccontiamo il male” possiamo riconoscere il bene e “dargli spazio”. Il Messaggio si conclude con una preghiera a Maria affinché possa ascoltare le nostre storie, le possa custodire. Richiamando un’immagine cara a Francesco e presente anche a Casa Santa Marta, chiede alla Vergine di sciogliere “il cumulo di nodi in cui è aggrovigliata la nostra vita”, aiutandoci a “costruire storie di pace e di futuro”.
Qui il testo integrale del Messaggio del Santo Padre