Lettera di Paolo VI a don Francesco Angelicchio, direttore del Centro Cattolico Cinematografico (31 gennaio 1964)

Segreteria di Stato, 31 gennaio 1964

 

L'immensa possibilità dello strumento televisivo in continuo perfezionamento nelle ricerche tecniche nuove, la sua capacità di annullare praticamente le distanze con collegamenti sempre più a largo raggio, che avvicinano e fanno conoscere tra loro popoli di tutti i continenti, la sua penetrazione nell'ambiente familiare, la sua applicazione al campo dell'informazione derivante dalla combinazione del mezzo auditivo con quello visivo, esercitata contemporaneamente su immense moltitudini di persone, causano per le coscienze dei cattolici e di ogni uomo preoccupato del bene spirituale e sociale del prossimo un insieme di problemi di varia natura.

La Chiesa, sempre premurosamente materna per il bene dei suoi figli, ha fatto di questi problemi, e degli aspetti morali e pastorali degli altri problemi suscitati dai moderni mezzi di comunicazione sociale, un oggetto della più attenta e completa considerazione, culminata in un solenne Decreto del Concilio Vaticano II1.

Sarà quindi particolare sollecitudine di cotesto Centro Cattolico Televisivo di attuare fedelmente le norme direttive contenute nel Decreto per quanto riguarda gli Uffici nazionali per la radio-televisione e, in modo speciale, di provvedere «a che i fedeli si formino una retta coscienza circa l'uso di questi strumenti, come pure di incrementare e coordinare tutte le iniziative dei cattolici circa gli strumenti stessi»2.

Il Centro s'incaricherà inoltre di curare i rapporti con gli enti operanti nel settore della radio-televisione, per la preparazione dei programmi religiosi e d'informazione, procurando anche che vengano formate persone, sia ecclesiastiche che laiche, da impegnare in questo medesimo apostolato.

 

1 Concilio Vaticano II, Decreto «Inter mirifica» (1963).

2 Concilio Vaticano II, Decreto «Inter mirifica» (1963), n. 21.

 

Fonte: Archivio Ente dello Spettacolo (Roma).