Lettera al sac. Jean Bernard, presidente OCIC

Segreteria di Stato, 13 dicembre 1956

 

Le prossime Giornate internazionali di studio organizzate dall'OCIC avranno luogo, per la prima volta, in territorio americano, all'Avana, e l'organizzazione cui ella presiede vi troverà una nuova possibilità di estendere il suo campo di attività. Bisogna rallegrarsene, perché i problemi morali e culturali posti nel mondo dal cinema richiedono oggi un'azione concertata dei cattolici. Del resto, inviando un osservatore a queste Giornate, che si svolgeranno onorate dalla presenza di sua em.za il card. Arteaga y Betancourt, la Santa Sede intende manifestare l'interesse che porta ai vostri dibattiti, ed io sono lieto di farmi personalmente interprete presso di lei dei voti paterni di Sua Santità.

Non si può certo dire che, mediante le qualifiche morali dei film, la Chiesa eserciti solo un difesa negativa. Già con i suoi giudizi normativi essa forma la coscienza dei fedeli, orienta la loro scelta e favorisce il successo dei film positivi. Non si può negare, tuttavia, che questa necessaria azione deve essere accompagnata da un'altra di educazione propriamente detta. Perciò la vostra prossima sessione, che segue la serie di giornate di Colonia e di Dublino, studierà i Gruppi di cultura cinematografica e il loro influsso sulla distribuzione e produzione dei film.

Qualificare e diffondere una vera cultura cinematografica è un compito al quale i cattolici si applicano già in numerosi paesi. Così facendo, essi continuano le tradizioni della Chiesa, che è indipendente dalle forme particolari e transitorie di civiltà, ma sempre pronta a favorire i genuini progressi delle arti e delle scienze. E se è vero che il film offre al mondo odierno nuove possibilità di espressione artistica e d'educazione collettiva, i figli della Chiesa sono preparati più di qualsiasi altro per orientarlo verso il suo vero fine e preservarlo dai pericoli di errore e di deviazione. Forti di questo sano ottimismo, che rendeva già l'Apostolo aperto «a tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è puro... tutto ciò che è degno di elogio» (Fil 4,8), essi sosterranno con fermezza che non vi è cultura, in quello del cinema come in ogni altro settore, che non debba mettersi «al servizio dell'uomo, ed essergli di aiuto a mantenere ed attuare l'affermazione di se stesso nel sentiero del retto e del buono».1

In applicazione di questi principi, bisogna augurarsi che si moltiplichino, nelle scuole come nelle associazioni di giovani e di adulti, in forme adatte ai diversi paesi e ai diversi ambienti sociali, questi gruppi di cultura cinematografica, che sono argomento del vostro incontro. Per lo sviluppo del senso critico, per l'affinamento del gusto e l'elevazione del livello culturale, questi gruppi possono rendere immensi servizi; essi insegnano a non subire passivamente lo svolgersi di un film – grazie, all'«energia spirituale» e alla «riserva interiore» di cui ha parlato il Santo Padre 2–, a scoprire, attraverso un linguaggio d'immagini meglio compreso, i valori estetici, culturali e morali del film: in una parola, a giudicarlo e ad usarne come uomini e come cristiani.

La formazione degli animatori di tali gruppi ha in ciò un'importanza decisiva, e non è inutile insistere sulle loro responsabilità di educatori e le esigenze del loro compito. È soprattutto chiaro che non si otterrà lo scopo prefisso se si trascura, nel giudizio dei film, la valutazione morale data dagli organismi ecclesiastici competenti. Su questo punto il Santo Padre esorta i membri di questi gruppi di cultura a tenere nella massima considerazione, nelle analisi e discussioni, la valutazione morale. Non si tratta di una censura imposta dal di fuori, ma di un elemento essenziale di giudizio di ogni coscienza cristiana ben formata. A più forte ragione, sarebbe inammissibile che si presentassero a determinate categorie di spettatori, col pretesto dello studio, film dichiarati esclusi e nocivi per essi, come pure di presentare a ragazzi film riservati ad adulti. La vera cultura cinematografica non si potrebbe concepire fuori delle leggi della morale.

Se, invece, ci si adopera, mediante una formazione seria e metodica dei fedeli, a preparare un'opinione pubblica cattolica disciplinata ed esigente in fatto di qualità artistiche e morali dei film, tale azione non può non incontrare il favore di tutti gli uomini di buona volontà, desiderosi di sanare gli spettacoli, di elevarne il livello e di mettere risolutamente l'arte cinematografica al servizio dei più alti valori della cultura e della civiltà. Il Santo Padre ha spesso rilevato l'importanza che oggi ha l'opinione pubblica; rispetto al cinema, questa può esercitare un potere a volte decisivo sul successo dei singoli film, e perciò d'influire sulla stessa produzione. Non si può forse dire che, di massima, il pubblico ha i film che si merita?

Ciascuno s'esamini, dunque, sul proprio dovere e si faccia consapevole del grave avvertimento dettato al Capo della Chiesa dalla sollecitudine per le folle di uomini, di donne, di giovani e di fanciulli, che frequentano numerosissimi il cinema: «In un domani di decadimento spirituale e civile – egli osservava – del quale sarebbe corresponsabile la non disciplinata libertà dei film, quale rimprovero ne verrebbe alla saggezza degli uomini di oggi, come a coloro che non seppero dirigere uno strumento così adatto a educare e ad elevare gli animi, ed invece lasciarono che si tramutasse in veicolo di male!»3. Questa considerazione deve stimolare ogni energia, perché propone all'attenzione dei fedeli l'importanza e l'urgenza delle loro iniziative e ne delinea chiaramente le mete. Oltre all'utile personale che ciascuno potrà trarre dal partecipare ai gruppi di cultura cinematografica, si tratta della nostra responsabilità collettiva rispetto alla produzione e del nostro dovere di assicurarne il costante miglioramento.

Sua Santità incoraggia molto tutti i suoi figli che generosamente si prodigano in questo settore dell'attività cattolica in piena armonia con le direttive dell'episcopato locale, e sotto la guida dei centri nazionali del cinema. Considerino essi come rivolta a sé l'assicurazione che il Santo Padre rivolgeva recentemente ai produttori di film buoni: «Avrete con voi il consenso e il plauso – disse in quell'occasione il Sommo Pontefice – di quanti hanno sano intelletto e retto volere, soprattutto quello della vostra personale coscienza».

 

1 Pio XII, Esortazioni apostoliche «Il film ideale» (1955), n. 44.

2 Pio XII, Esortazioni apostoliche «Il film ideale» (1955), n. 13.

3 Pio XII, Esortazioni apostoliche «Il film ideale» (1955), n. 50.

 

 

FonteRevue Internationale du Cinéma, 1957, n. 26, p. 9.