Lettera al sac. Jean Bernard, presidente OCIC

(Segreteria di Stato, 22 giugno 1955)

 

Le Giornate internazionali di studio sul cinema, che avranno luogo a Dublino dal 3 al 7 luglio, intendono di continuare Io studio delle classificazioni morali dei film da voi iniziato a Colonia: esaminatine i criteri, voi passate quest'anno ai mezzi per diffonderne la notizia.

Non è proprio necessario ricordarle la benevola attenzione con cui il Santo Padre segua siffatto programma, dato che nell'importante discorso da lui pronunciato ieri avanti a rappresentanti qualificati del mondo cinematografico egli ha eloquentemente espresso la sua stima per questa nuova forma di arte, come pure la sua «pungente ansia per la sorte di tante anime, sulle quali il cinema esercita un profondo potere». Perciò Sua Santità ama pensare che i delegati riuniti a Dublino, preso atto dei progressi segnati in un anno dal buon funzionamento e dal coordinamento delle commissioni nazionali giudicatrici, si applicheranno a portare innanzi il compito intrapreso.

Sarebbe, certo, di poca utilità distinguere con chiare note morali i film se poi si trascurasse di farle largamente ed efficacemente conoscere. «Importa – afferma la «Vigilanti Cura» – che il popolo conosca chiaramente quali film sono leciti per tutti e quali leciti con riserve, quali sono dannosi equali positivamente cattivi». Indubbiamente, come le scriveva la Segreteria di Stato lo scorso anno, i fedeli sono obbligati ad informarsi dei giudizi morali sui film dati dagli uffici competenti, e di conformare ad essi la loro condotta, ma a siffatto obbligo morale corrisponde nei fedeli un certo dovere – specialmente in quelli che possono agire più direttamente sull'opinione pubblica – che si assicuri, nelle migliori condizioni, un'ampia diffusione di siffatte classifiche.

Del resto, questo stesso raccomandava la medesima enciclica, quando rilevava che bonificare il cinema è opera «non solo dei vescovi ma altresì di tutti i fedeli e gli uomini onesti, amanti del decoro e della santità della famiglia, della nazione, e in generale della società umana». E il Santo Padre nell'ultimo discorso s'augura ugualmente «l'unione dei buoni contro il film corruttore», e si affretta a chiedere il consenso «di quanti sono dotati di un sereno giudizio e di un genuino senso di responsabilità a sostegno degli sforzi dei responsabili della produzione cinematografica.

Questo compito di diffusione corrisponde ad una genuina forma di apostolato, di cui ogni cattolico militante deve rendersi conto. Alle varie iniziative tentate oggi con lo scopo di formare il giudizio morale dei fedeli intorno ai film e per far sì che reagiscano rettamente agli spettacoli loro offerti, bisogna aggiungere una larga azione sull'opinione pubblica a fine di diffondere la notizia e l'osservanza al più gran pubblico delle qualifiche morali attribuite ai film dagli organismi di ciò incaricati dalla gerarchia.

È vero che non infrequentemente oggi si obietta che la guida e la vigilanza della Chiesa vanno contro la dignità e la libertà proprie degli adulti. «La Chiesa – osano opporre – promulghi pure le leggi che normino la nostra vita; quando però si tratta di applicarle ai casi concreti di ciascuno, stia al suo posto e non s'impicci in nulla, lasciando che ognuno segua la sua coscienza». Sua Santità ha vibrantemente risposto a siffatta obiezione mostrando che il governo dei pastori «non è affatto una guardia di bambini, ma un'efficace direzione degli adulti per il bene della comunità»; ed ha continuato affermando che «sotto la guida e la vigilanza dei pastori è tutelata la vera libertà dei fedeli; questi vengono difesi dalla schiavitù degli errori e dei vizi, fortificati contro le tentazioni [...] Non rigettino, dunque, essi la mano che, per così dire, Dio offre loro, né il validissimo soccorso che loro fornisce»1

I figli della Chiesa sono, dunque, sollecitati ad un'attività di vera libertà e, insieme, di prudenza e di carità in servizio della comunità. Una volta che si è informato per proprio conto, ognuno faccia conoscere intorno a sé, nell'ambito della famiglia, del vicinato, del lavora . e delle sue conoscenze, i giudizi morali formulati dai centri nazionali; ne parli senza timore; faccia capire il significato e la portata di siffatte qualifiche volute a nostra utilità dalla Chiesa: madre vigile, educatrice delle coscienze, vedetta dell'ordine morale. Specie i genitori e gli educatori, s'adoperino a formare sotto questo rispetto i giovani, ché da siffatta tempestiva educazione in gran parte dipende nei fedeli la disposizione a seguire docilmente le norme dei loro pastori. Insomma : in un tempo in cui il potere del cinema si è rivelato tanto vasto e profondo, ogni fedele deve collaborare come meglio può con la gerarchia nelle iniziative da questa proposte per combattere l'immoralità, bonificare il cinema, e fare osservare le norme pratiche che emanano dalle qualifiche a sua cura formulate.

Tuttavia la responsabilità di questa diffusione ricade in maniera tutta speciale su quanti per la loro professione sono in grado di esercitare un influsso diretto sull'opinione pubblica, vale a dire redattori e direttori di riviste specializzate, critici di cinema, scrittori, giornalisti [...] Grave responsabilità, invero, quella di essere così chiamati a cooperare, mediante la normale informazione, nell'attività stessa della Chiesa in un settore sì importante della moralità pubblica ed individuale! Così stando le cose, come sarebbe mai possibile che penne e voci cattoliche si permettano di trattare di un film senza esplicitamente rilevarne la qualifica morale? La legittima libertà di cui il critico gode per giudicare del valore artistico, come delle altre qualità tecniche, s'accorda perfettamente col dovere che come cristiano ha .di attribuire la massima importanza ad un giudizio morale espresso, con le più salde garanzie, dagli organismi qualificati; anzi, egli deve illustrarlo e diffonderlo apertamente, ricordando, secondo quanto è affermato dal Santo Padre, che un film ideale pone tutta la sua arte «al servizio dell'uomo, per essergli di aiuto a mantenere ed attuare l'affermazione di se stesso nel sentiero del retto e del buono».

Un'opinione pubblica largamente illuminata e una disciplina accettata di buon grado avranno senza dubbio una grande parte nell'opera di risanamento auspicata dal Santo Padre. Perciò le vostre Giornate internazionali opportunamente affrontano il problema della diffusione delle qualifiche morali dei film, solo apparentemente ristretto; mediante essa, infatti, s'influisce sull'opinione pubblica, ed è noto quanto la società odierna sia sensibile ad «un limite imposto direttamente dalla collettività». È da augurarsi, dunque, che come frutto dei vostri lavori, una sana reazione della collettività, opportunamente avviata e mantenuta, affianchi con sempre maggiore fedeltà ed efficacia le giuste disposizioni adottate dall'autorità a servizio del bene morale della comunità nell'ambito del cinema [...]

 

Tratto da: BARAGLI Enrico, Cinema cattolico, Città Nuova, Roma 1965

 

FonteLe cinéma dans le enseignement de l'Eglise, Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano, 1955, pp. 111-114.