Lettera a mons. Metzinger, presidente del Settore Comunicazioni del CELAM

Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali

14 maggio 1971

Lettera firmata dal presidente mons. Martin J. O'Connor. Destinatario nions. Luciano Metzinger, presidente del Settore Comunicazioni del CELAM (DECOS-CELAM), in occasione di un seminario su Comunicazione sociale ed educazione, svoltosi in Messico dal 19 al 26 maggio.

   

Provvidenzialmente, la Chiesa ha svolto un compito, indiscusso, nella tutela e nell'arricchimento della cultura in questi duemila anni, e nella diffusione dell'educazione a tutti i livelli. Non c'è dubbio che in questo campo la sua esperienza é grandissima. La stessa indeclinabile sua vocazione di insegnare a tutte le genti la portò a coltivare ed a salvare qualsiasi mezzo o strumento di comunicazione che le fosse accessibile.

Oggi, più che salvare qualche cosa che rischia di perdersi, la missione apostolica spinge la Chiesa a sfruttare a fondo il «dono di Dio»1 che il progresso tecnico pone nelle mani della umanità odierna, per apportare le ricchezze dell'educazione e della cultura, e con esse il messaggio salutifero del Vangelo, a tutti gli uomini; ma soprattutto ai poveri: sia a quelli delle periferie delle moderne metropoli, sia a quelli delle immense ed abbandonate zone rurali di questo Continente.

Si tratta di una nuova tappa nella missione di educazione globale della Chiesa, che, per le specifiche esigenze degli stessi strumenti di cui deve far uso, non può essere affrontata senza una preparazione accurata, tanto per sfruttare pienamente tutte le possibilità di bene di questi potenti mezzi, quanto per evitare i rischi che senza dubbio essi comportano.

Questi moderni strumenti della comunicazione sociale si caratterizzano col loro rivolgersi a recettori (vale a dire: a pubblici) diversi per età e per preparazione culturale2. Di qui la necessità di una particolare prudenza nel loro uso, sì da evitare che si mutino in livellatori della personalità individuale e collettiva; e, conseguentemente, I'esigenza di un'azione positiva affinché, nel rispetto della sensibilità di ogni popolo e della personalità di ogni individuo, siano fattori efficaci di sviluppo integrale, e pertanto, di pace genuina.

È quindi necessario provvedere seriamente alla formazione adeguata degli educatori, sicché siano all'altezza morale e tecnica richiesta in questa epoca delle comunicazioni sociali. Educatori capaci di utilizzare con padronanza queste nuove tecniche, addestrati a formare gli alunni nel comprendere la comunicazione audiovisiva (o «totale»), ad esprimersi con essa, ad integrarla consapevolmente nella propria vita, ricavando tutto l'utile di cui sono capaci ed evitandone i pericoli.

Il popolo di Dio nell'America Latina – in un unisono di pastori e di fedeli – sente la legittima aspirazione di contribuire, per quanto ad esso possibile, a porre gli strumenti della comunicazione sociale a servizio dell'educazione integrale del Continente, mentre proclama la sua legittima attesa che gli ideali cristiani siano rispettati e debitamente presentati da quanti detengono questi strumenti.

1 Pio XII, Enciclica «Miranda prorsus» (1951), n. 1

2 Cfr. Concilio Vaticano II, Decreto conciliare «Inter mirifica» (1963) art. 16

 

FonteBollettino d'informazione, 1971, n. 80, p. 30.