Lettera a mons. Jacques Haas, presidente UNDA

Segreteria di Stato, 12 aprile 1968

 

Il Sommo Pontefice si rallegra nel conoscere la vostra risoluta volontà di far fronte ai prestigiosi progressi della radio-televisione, quando recettori innumerevoli, provenienti dai più diversi orizzonti intellettuali e geografici, si dissetano ogni giorno a queste fonti di informazione, di cultura e di divertimento, le quali sono in procinto di diventare anche più potenti per tramite dei satelliti artificiali. Come misurare le risonanze di questa sùbita mutazione, tanto nello sviluppo della civiltà quanto nella vita cristiana? Non per nulla il recente Concilio Ecumenico ha chiesto a tutti i figli della Chiesa di unire i loro sforzi in questo settore e di metterli senza ritardo, con la massima efficacia, al servizio del progresso materiale, morale e religioso dei popoli1. E certamente I'UNDA vuole assicurare oggi questa presenza fattiva di cristiani competenti, tanto presso i promotori delle comunicazioni quanto presso i recettori.

Occorre, prima di tutto operare affinché la radio e la televisione offrano agli uomini di oggi un nutrimento sano e ricco, atto ad orientarli verso un umanesimo totale. Con ragione voi considerate vostro compito primario contribuire alla produzione, su piano nazionale ed internazionale, di programmi religiosi, che aiutino la società odierna a ritrovare il senso di Dio nel mistero della Chiesa. Questa testimonianza della salvezza in Gesù Cristo deve brillare come una luce agli occhi degli uomini (Mt 5,16), aprendosi un varco nell'incalzare di idee, di parole, di immagini,. che oggi esercitano su tutti i sensi la loro seduzione: in termini, beninteso, accessibili a tutti.

Ma l'animazione cristiana, che voi vi proponete, dei promotori, si estende ben oltre l'ambito religioso, proponendovi voi di dar vita a programmi che assicurino un'informazione verace, e diano il risalto dovuto ai valori umani autentici, mediante un'arte che esprima in forme eccellenti l'immaginazione ed il gusto degli uomini. È, così, palese il compito capitale della vostra Associazione nell'aiutare i cristiani e gli uomini di buona volontà a rendersi consapevoli del loro nobile compito al servizio dei loro fratelli: non soltanto voi promoverete la formazione tecnica, dottrinale e morale dei numerosi laici ed ecclesiastici che vogliano impegnarvisi, ma aiuterete anche quelli che già vi operano, inducendoli a riflettere, al lume della fede, sulle loro proprie responsabilità. Troppi coscienziosi operatori delle comunicazioni sociali, lasciati isolati, si sentono come ai margini della Chiesa, quando di fatto compiono un apostolato tanto prezioso quanto difficile.

Il Sommo Pontefice vi esorta parimente a preparare il pubblico a scegliere i programmi, a saperli giudicare ed ad utilizzarli il meglio possibile per la propria vita umana e cristiana. Veramente le differenze di età, di cultura e di mentalità degli ascoltatori e dei telespettatori, spesso esigerebbero un adattamento dei programmi; ciò dimostra, in ogni modo, quanto urga una larga attività educativa, che ricorra a tutti i mezzi perché i recettori, lungi dal comportarsi come testimoni passivi di una propaganda grossolana, evidente fattore d'invoIuzione civile, si trasformino in artefici della propria cultura.

 

1 Cfr. Concilio Vaticano II, Decreto conciliare «Inter mirifica» (1963), n. 13.

 

FonteL'Osservatore Romano, 24 aprile 1968.