Lettera a mons. Dalla Zuanna, presidente ACEC

Segreteria di Stato, 11 aprile 1969

 

La fondazione dell'ACEC, su iniziativa del Centro Cattolico Cinematografico, e il suo sviluppo, dovuto all'appoggio continuo dei vescovi italiani, allo zelo del suo presidente e alla consapevole adesione dei soci, sono una prova eloquente dell'atteggiamento positivo ed aperto della Chiesa di fronte alla nuova realtà culturale e sociale, quale è il cinematografo, e di una continua ricerca da parte dei pastori delle anime per mettere a profitto delle famiglie cristiane, e particolarmente della gioventù, i valori positivi di questo suggestivo strumento audiovisivo di comunicazione, sbarrando allo stesso tempo energicamente le vie alle sue espressioni nocive o comunque non accettabili per le rette coscienze.

Per il suo Congresso l'ACEC ha scelto come tema di studio La Sala della comunità: una dimensione nuova, cercando così opportunamente di allargare il campo delle proprie attività ed esperienze a tutte le manifestazioni della vita comunitaria della parrocchia moderna, chiamata a crescere continuamente nella sua fede, nell'affermazione del costume cristiano, nella disciplina, nello scambio proficuo di idee e nella sempre attiva adesione di tutti i fedeli.

L'attività ricreativa delle sale cinematografiche conserva sempre la sua attualità e il suo valore educativo, mentre si ispira alle norme date opportunamente a suo tempo dall'enciclica «Miranda prorsus»1, precisate poi, in conformità con la legge conciliare2, da una apposita lettera circolare della Commissione Episcopale per le Comunicazioni Sociali il 7 ottobre 1965. È di conforto al cuore del Padre Comune il pensiero che i responsabili dell'esercizio cattolico sono pienamente coscienti della loro responsabilità di attenersi fedelmente nella programmazione dei film all'insegnamento della Chiesa nel campo cinematografico.

Tuttavia, dovendo l'attività delle sale cattoliche – come asseriva al momento della costituzione dell'ACEC il Segretario della Commissione Episcopale per l'Alta Direzione dell'Azione Cattolica Italiana nell'apposita lettera circolare all'Episcopato – «diventare una scuola sussidiaria alla predicazione pastorale», cotesta Associazione sta lodevolmente studiando la possibilità di utilizzare le sale stesse per altre forme di attività formativa, come sono i dibattiti cinematografici, rappresentazioni teatrali, tavole rotonde sui programmi televisivi, concerti o conferenze per le varie categorie di persone.

La complessità della vita moderna e il difficile confronto tra la famiglia e la diffusione di tante idee ed atteggiamenti nuovi rendono ogni giorno più necessaria un'azione pastorale in profondità, mirante ad aiutare adulti e giovani a distinguere, specie nei mezzi di comunicazione sociale, tra quello che è buono e quello che è incompatibile con la loro fede e il loro ideale di vita. La sala parrocchiale offre pertanto alla comunità cristiana locale un luogo idoneo a tali incontri che favoriscono l'adattamento, la riflessione, la presa di decisioni in comune, con la presenza premurosa e vigile del sacerdote.

Cotesta Associazione, oltre a contribuire al rinnovo sicuro ed ordinato della comunità parrocchiale, costituisce anche un'occasione di ritrovo e di contatto con i professionisti dello spettacolo, con i quali può avere continue relazioni sul piano organizzativo e personale. Tale contatto crea un ponte provvidenziale tra la famiglia cristiana e la industria cinematografica e vi offre l'occasione frequente di fare instancabilmente appello alla fedeltà dei responsabili verso le più sacre tradizioni e alla loro sensibilità agli obblighi morali per dare agli spettacoli, nel contenuto e nella pubblicità, un aspetto conforme alla dignità dell'uomo e alle inscindibili esigenze della legge divina.

 

1 Pio XII, Enciclica «Miranda prorsus» (1957).

2 Concilio Vaticano II, Decreto «Inter mirifica» (1963), art. 21.

 

FonteL'Osservatore Romano, 16 aprile 1969.