Discorso del Santo Padre Pio XI ai partecipanti al Congresso della Pubblicità

19 settembre 1933

 

[...] Dando un rapido sguardo al libro, non aveva incontrato [...] alcun cenno, – accanto alla pubblicità dei prodotti, della stampa, dell'arte, del cinema e a tutte le altre –, della pubblicità della morale, della moralità, della pubblicità nei rapporti con la morale e con la moralità. [...] perciò desiderava dire questa sua parola.

La pubblicità deve tenersi in rapporto con la morale, con la moralità, ne deve anzi fare la più grande diffusione. Certamente [...] quegli egregi signori ciò fanno; ma c'è, al di fuori delle organizzazioni serie come la loro, ove tutti debbono pensare seriamente e seriamente agire, qualche elemento irresponsabile [...] i quali non tengono affatto conto dell'elemento morale nella pubblicità, specie, per fare una citazione, nella pubblicità dei libri e delle riviste. Ivi sovente [...] la moralità non solo non è trattata e non è considerata, ma è completamente dimenticata, negletta, [...]. La pubblicità invece deve tener conto della morale, della moralità: e nessuno certo lo sa meglio di chi della pubblicità si occupa, non soltanto come di un lavoro e di una industria, ma come di una scienza.

E a questo proposito il Santo Padre, [...] desiderava richiamare l'attenzione di quelle distinte personalità nel duplice modo con cui la morale può essere trascurata od offesa mediante la pubblicità: nel soggetto, cioè della pubblicità stessa; e nella maniera con cui la propaganda, anche di un soggetto innocuo, viene fatta.

Circa il soggetto è ben noto che ve ne sono alcuni, la cui diffusione significa la diffusione del male individuale, familiare, sociale: vi sono ad esempio dei libri che di per se stessi devono essere altamente riprovati e respinti. Eppure alle volte si inscena intorno a qualcuno di questi una pubblicità, una réclame fantastica, costosissima, che il soggetto non merita, ma che procura ad esso, viceversa, una diffusione enorme. In quel caso la pubblicità si fa complice del male inerente al soggetto non buono [...].

Circa poi la maniera di trattare la pubblicità, di diffonderla, il Santo Padre voleva ricordare che, alcune volte, essa si fa vera e propria complice dell'immoralità, aggiungendo qualche cosa di nuovo a quella seduzione che il male sempre possiede; e, in tal modo, grazie a questa complicità con i bassi istinti della natura umana, con l'errore, il male si fa sempre più minaccioso, sempre più deleterio.

 

 

Tratto da: L'Osservatore Romano, 20 settembre 1933, 1.