15 luglio 2022

La buona comunicazione dell’emergenza quotidiana

Presentato il rapporto Censis-Ital Communications

 

di VALERIO PALOMBARO

 

Due eventi di rilevanza mondiale sopraggiunti in maniera inaspettata, la pandemia e la guerra, hanno acuito “un’infodemia comunicativa” che genera confusione nei cittadini anziché aiutare la comprensione dei fenomeni. Parte da questa considerazione il secondo rapporto prodotto dall’Osservatorio permanente sulla comunicazione di Censis e Ital Communications, intitolato “La buona comunicazione dell’emergenza quotidiana”, presentato ieri alla Sala capitolare del Senato.

La tanta comunicazione è spesso accompagnata da false notizie e disinformazione: un dato del rapporto evidenzia che il 57,7 per cento degli italiani lamenta di avere un’idea molto o abbastanza confusa di quello che sta succedendo nella guerra in Ucraina; mentre l’83,4 per cento dichiara che negli ultimi due anni si è imbattuto in notizie false sulla pandemia. «La comunicazione ha avuto la meglio sull’informazione», ha osservato Domenico Colotta, fondatore di Ital Communications, spiegando che a prevalere è in particolare «la comunicazione tesa a suscitare emozioni piuttosto che la comprensione dei fenomeni».

È in questo contesto che i professionisti del settore sono chiamati a un ruolo fondamentale. Secondo il rapporto, le agenzie di comunicazione non solo hanno resistito all’ascesa dei social media ma sono aumentate di numero negli ultimi anni: in Italia si contano 4.445 le agenzie di comunicazione e pubbliche relazioni, di cui oltre il 60 per cento sorte dopo il 2010.

«Il mondo della comunicazione è in osmosi permanente con la società», ha fatto notare nel suo intervento il direttore del Censis, Massimiliano Valeri, parlando di quella attuale come di «un’era biomediatica» nella quale «il soggetto stesso diventa creatore dei contenuti della comunicazione».

Il direttore del Censis ha quindi fatto riferimento ai dati sui comportamenti di spesa delle famiglie: se dalla crisi del 2008 le famiglie hanno fortemente ridotto la domanda interna e «oggi vi è un ulteriore calo del 13 per cento», nello stesso periodo si è registrato un aumento del 90 per cento nelle spese per i computer e del 450 per cento in quella per gli smartphone. «Vengono scelti — ha spiegato — perché aumentano il potere di arbitraggio individuale», secondo la logica «attingo dalle fonti di comunicazione che scelgo e produco io stesso contenuti».

Ma siamo davvero in un’emergenza continua da inseguire quotidianamente? Si sono poi chiesti alcuni dei relatori. Un invito a rallentare e, laddove possibile, a selezionare le notizie nell’ottica di un maggiore discernimento.

Anche qui torna centrale il ruolo dei professionisti della comunicazione, che devono contemperare la logica del fare audience con la buona informazione. Per frenare la disinformazione, evidenzia il rapporto, occorre inoltre attuare regole più severe per piattaforme e social media, programmi di educazione al digitale e promozione di una comunicazione di qualità gestita da professionisti.

Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri italiano con delega all’editoria, Giuseppe Moles, «l’informazione va difesa in quanto rappresenta un interesse nazionale, ma non va indirizzata». «L’impegno del governo — ha concluso Moles — è quello di sostenere l’intera filiera per rispondere alle sfide di un mondo che è profondamente cambiato. Si può contrastare la disinformazione solo attraverso la collaborazione di tutti gli attori del sistema, a partire da famiglie, scuole e istituzioni».

 

(Da L'Osservatore Romano, 15 luglio 2022)