Lettera del card. Amleto Cicognani a p. Agnellus Andrew, presidente UNDA

Segreteria di Stato, febbraio 1969

 

Gli scopi che questo Incontro si propone s'inquadrano bene nelle preoccupazioni del Concilio Vaticano II, che dichiara: «Con materna soddisfazione [...]»1.

Chi lo ignora? In Africa la radio è il mezzo principe per la trasmissione delle notizie, delle idee e dei ritmi musicali, soprattutto da quando sono andati diffondendosi i transistors. Nelle strade delle grandi città africane come nei sentieri forestali, negli appartamenti urbani come nelle capanne dei villaggi, il transistor fa da sfondo sonoro alle ore di lavoro ed al tempo di riposo di milioni di ascoltatori africani. In quanto alla televisione, se per il momento essa resta ancora privilegio degli ambienti agiati, non c'è dubbio che andrà aumentando di attrazione con la moltiplicazione degli apparecchi collettivi, e la prospettiva, forse prossima, di una ritrasmissione permanente di programmi multipli via satellite.

Che cosa può fare la Chiesa avanti a questa formidabile invasione dei mezzi di comunicazione radio-televisivi sino alle località remote? Come far pervenire la sua voce in questo intricato intrecciarsi di onde sonore, che trasportano attraverso lo spazio i messaggi di un mondo dalle culture e dalle ideologie svariate, e spesso contrastanti? Ecco le domande di fondo che si pongono al vostro imminente Incontro di Kinshasa. Per quanto ardue siano le risposte, la Chiesa in Africa non può sottrarvisi senza mancare ad un aspetto rilevante della sua missione. La cosa è palese. In Africa, come altrove, la radio e la televisione offrono provvidenzialmente alla Chiesa un modo privilegiato per attuare l'ordine del Signore: «Andate ed insegnate a tutte le nazioni».

Grazie a Dio, e grazie anche a quanti hanno lavorato con tanto impegno in questo settore, la Chiesa ha già un suo posto nei programmi radiofonici e, in qualche luogo, anche nella televisione, nelle nazioni africane. E questa è l'occasione opportuna per la Santa Sede di plaudire allo spirito di comprensione e di collaborazione dei loro servizi ufficiali di radiodiffusione, i quali concedono volentieri le loro antenne a programmi specificamente religiosi.

La Chiesa potrebbe, non c'è dubbio, pensare di procurarsi proprie stazioni trasmittenti nei diversi continenti. Questa possibilità, però, non si rivela alquanto astratta quando si pensi, tra l'altro, ai mezzi occorrenti, in quadri tecnici e in disponibilità economiche, per il loro funzionamento, quando le chiese locali hanno già tante altre necessità cui provvedere?

In ogni modo, i vostri incontri – come previsto nell'ordine del giorno – dovranno orientarsi verso progetti meno astratti, ma non meno importanti. Contenuto e qualità dei programmi cattolici, proporzione tra informazione religiosa e ritrasmissioni cultuali, formazione tecnica del personale e mezzi di cui esso deve poter disporre, possibilità di aiuto vicendevole tra i diversi responsabili dei programmi religiosi in Africa, come promuovere Io spirito di collaborazione da instaurare tra i responsabili dei programmi ufficiali o le altre confessioni cristiane impegnate nello stesso settore: ecco altrettanti problemi che apriranno ai vostri incontri prospettive abbastanza vaste, ed occuperanno bene il vostro programma di lavoro.

Questa Santa Sede confida nella saggezza e nella competenza di tutti i partecipanti, e si attende che nelle loro deliberazioni giungano a proposte pratiche, le quali permettano ai pastori della Chiesa in Africa di compiere meglio, mediante la radio e la televisione, la loro missione d'insegnamento, di cultura e di informazione religiosa, presso tutta la gente che così potranno raggiungere.

 

1 Concilio Vaticano II, Decreto «Inter mirifica» (1963), art. 2.

 

FonteL'Osservatore Romano, 1° febbraio 1969