Lettera a mons. Martin J. O'Connor

Segreteria di Stato, 24 luglio 1956)

 

Nel prossimo mese di settembre la Pontificia Commissione per il cinema, la radio e la televisione, che lei presiede con competenza e devozione, riunirà per la prima volta in Vaticano gli esperti delle due sezioni per la radio e la televisione. L'interesse che il Sommo Pontefice porta a queste moderne tecniche di diffusione le è ben conosciuto, già a più riprese essendosi manifestato sotto la forma di insegnamenti circostanziati e direttive precise, che tracciano ai cattolici una linea di condotta chiara e ferma. Dato tuttavia che la riunione convocata [...] raggrupperà dei sacerdoti particolarmente qualificati e designati, per la loro competenza, dall'episcopato dei loro paesi, Sua Santità aderisce volentieri al desiderio espressogli e mi incarica di trasmetterle, con i suoi migliori auguri, alcune raccomandazioni che gli vengono suggerite dal tema di queste giornate di studio.

Nel corso di questi dibattiti, in effetti, saranno affrontati diversi problemi relativi ai programmi religiosi propriamente detti e alla qualità morale dei programmi in genere. L'una e l'altra di tali questioni richiedono, oggi, da parte dei cattolici, un'azione efficace e coordinata.

Il numero degli ascoltatori della radio e dei telespettatori che seguono le trasmissioni religiose è considerevole. Grazie a queste tecniche, dichiarava pochi mesi fa il Santo Padre, «la trasmissione delle cerimonie liturgiche, l'illustrazione della verità della fede, la presentazione dei capolavori dell'arte sacra, e tante altre imprese, porteranno la parola di Dio» ai più diseredati, ai più lontani; e, aggiungeva il Santo Padre, «possano esse portare un giorno il Vangelo alle stesse masse pagane!»1. Sarebbe dunque grave, in tali condizioni, non adoperarsi in ogni modo per utilizzare nella maniera migliore queste possibilità «provvidenziali» e rispondere così all'attesa delle anime. È un dovere fare servire queste nuove tecniche alla diffusione della verità; farlo è un diritto della Chiesa, la quale ha ricevuto dal suo divino fondatore l'imprescrittibile missione di insegnare.

Il Santo Padre conosce, del resto, i notevoli sforzi compiuti a questo riguardo in molti paesi e i risultati sostanziali ottenuti. Ben volentieri si congratula con quanti ne sono gli artefici e invita tutti i direttori delle emittenti religiose a raddoppiare il loro zelo. La preparazione di questi programmi è senza dubbio difficile, e richiede la collaborazione di personale ecclesiastico e laico, preparato con cura. Ad un'esatta fedeltà alle esigenze della dottrina e alle direttive della gerarchia, bisogna aggiungere una capacità artistica e tecnica che garantisca, soprattutto nel caso di cerimonie sacre, la perfetta dignità della trasmissione. Queste difficoltà sono per Sua Santità un motivo di più per esortare tutti i responsabili ad un lavoro assiduo e coordinato nell'ambito di ogni nazione, e ad una cooperazione sempre più stretta sul piano internazionale.

Queste paterne raccomandazioni non sono meno opportune quando si tratta dell'influenza da esercitare sull'insieme delle emissioni. I cattolici non dovrebbero disinteressarsi della qualità morale delle audizioni e degli spettacoli trasmessi dalla radio e dalla televisione; in proposito non si possono che applicare a queste discipline, le gravi parole che pronunciava il S. Padre a proposito del cinema: «Poiché esso è divenuto per la generazione presente un problema spirituale e morale di immensa portata, non può essere negletto da coloro che hanno a cuore la sorte della parte migliore dell'uomo e il suo avvenire. Esso non può essere sopratutto trascurato dalla Chiesa e dai suoi pastori, alla vigilanza dei quali nessuna questione morale deve sottrarsi, specialmente se si ripercuote con conseguenze incalcolabili su innumerevoli anime; né da tutte le persone oneste e sollecite del bene comune...».2

Non entra nei limiti di questa lettera enumerare i possibili mezzi di azione, che possono, del resto, differire secondo i luoghi e le circostanze. Basti ricordare che vicino al lavoro degli organismi specializzati, questa azione riguarda anche la stampa e i diversi movimenti cattolici. È un onore per i figli della Chiesa farsi dovunque, in unione con tutti gli uomini di buona volontà, e in perfetta obbedienza ai vescovi, i promotori di questo compito eminentemente positivo e costruttivo, quanto al servizio dei più alti valori morali dell'umanità. Per la preservazione dell'infanzia, la sana educazione della gioventù, la salvaguardia dei focolari, la difesa della moralità pubblica, che essi non temano di opporsi alle imprese disoneste o semplicemente al gioco di interessi particolari, con la fiducia di far risplendere un giorno la luce di Cristo in questo nuovo mondo delle tecniche di diffusione.

Ciò basti per dire la responsabilità del Collegio di esperti che Vostra Eccellenza si appresta a riunire. Convinti che in questo campo più che in molti altri, gli sforzi isolati non possono ottenere delle vittorie durevoli, essi resteranno uniti per promuovere insieme l'azione apostolica indispensabile, per la quale la gerarchia li ha incaricati.

 

1 Pio XII, Discorso «En vous souhaitant» (1955).

2 Pio XII, Esortazioni apostoliche «Il film ideale» (1955).

 

 

Fonte: Archivio della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali.