Discorso del Santo Padre Pio XI sui compiti della stampa cattolica

26 giugno 1929

 

[...] i giornalisti cattolici [...] sono essi la stampa cattolica. Certamente ci sono le macchine, ma anche il pennello di Raffaello non era Raffaello, né le macchine possono dare quel contributo spirituale che fa essere la stampa quello che è. Ed essi sono [...], come stampa cattolica, la sua stessa voce: e neanche diceva il portavoce, ma propriamente la voce, perché, in certi momenti, ben pochi fra i figli del Padre comune potrebbero senza dei giornalisti conoscere il suo pensiero. Con ciò è dire che cosa essi sono nel concetto e nel cuore del Papa.

[...] l'Azione Cattolica è azione, cioè vita; giacché l'azione altro non è se non la manifestazione della vita, come non può darsi vita che non si esprima nell'azione. Ma l'azione ha pur bisogno di essere illuminata, spiegata, illustrata, difesa; ed è questa illustrazione precisamente, e tutto quanto ha con essa analogia, che forma la parte attuale della stampa. È quello che il Papa dalla stampa cattolica e dai diletti giornalisti cattolici particolarmente si aspetta e domanda; che essi cioè entrino e facciano entrare la stampa in questo quadro, in questa attualità di cose e di funzioni.

[...] Farsi interpreti, illustratori, volgarizzatori di queste direttive e di tutti i particolari atteggiamenti dell'Azione Cattolica secondo le particolari occasioni che si presentano, secondo le locali circostanze ed opportunità; illustrare, lumeggiare, difendere, far capire nello spirito intimo queste cose, tanto nelle direttive generali quanto nelle particolari organizzazioni e nel loro funzionamento quotidiano, ecco il compito che ai giornalisti cattolici si impone [...] Il loro atteggiamento, la loro continua applicazione, deve essere [...] di dare in ciascuna di queste direzioni teoriche e pratiche la luce, la versione giusta ed esatta del pensiero cattolico, della pratica cattolica, della vita cattolica, in tutti gli atteggiamenti che essa può rendere nei diversi momenti.

[...] Certamente vi sono anche altre questioni e problemi, né doveva ad essi ricordarli: problemi redazionali, problemi editoriali, problemi finanziari. [...] Certo tali problemi hanno una grande ed alta importanza, ma non deve ad essi mai darsi importanza maggiore di altri, che sono molto più gravi.

Evidentemente di molto maggiore importanza è la questione redazionale, anch'essa subordinata a quella che già il Santo Padre prima aveva esposto sulla importanza, superiore ad ogni altra, delle idee, delle direttive che formano la base essenziale della stampa cattolica. C'è dunque una questione importantissima, quella redazionale, perché, per avere della buona stampa occorre avere una buona redazione, cosicché il problema si risolve, in fondo, in una questione di persone, nella questione dei redattori, di persone cioè che siano comprese dei principi, delle direttive generali e delle particolari applicazioni che deve avere la stampa cattolica e che abbiano, da tali principi, sicura linea che li guidi e che, in ogni circostanza, dica loro dove devono andare e che cosa devono fare. Ed è qui [...] dove non raccomandava mai abbastanza quella formazione che li renda sempre più capaci di quella efficace opera che da essi si attende, la formazione di una larga, abbondante cultura religiosa, di uno studio di tutto quello che si riconnette alle direttive che vengono dall'Azione Cattolica, affinché possa la stampa farsene voce ed interprete fedele: e non solo esserle di grande aiuto, ma, per necessità di cose, divenire essa stessa una delle più importanti funzioni, attività ed energie dell'Azione Cattolica stessa.

[...] E come l'Azione Cattolica non potrà non vedere nella stampa cattolica la gran voce e la gran luce di cui essa ha bisogno, così i giornalisti dovranno fare tutto quello che è in potere loro per aiutarla e fiancheggiarla, sicché da questa assistenza, fiancheggiamento, aiuto, cooperazione, risulterà quella unica coordinazione del programma dell'Azione Cattolica, senza la quale sarebbe un miracolo, che non si può domandare a Dio, quello di ottenere qualche risultato pratico e qualche vero successo.

 

Tratto da: L'Osservatore Romano, 28 giugno 1929, 3.