Discorso del Santo Padre Pio XI ai giornalisti romani

10 giugno 1934

 

Un'altra parola Sua Santità voleva poi aggiungere per suggerire quello che consegue, per i giornalisti, al proponimento fatto: [...]. Essi devono [...] dedicare l'opera e l'attività loro sacra e devota alla verità ed alla virtù, alla verità ed al bene, e ciò così profondamente da averne effetti di merito immenso per le proprie persone e di gran bene per quelli ai quali tale opera è diretta. E quanti essi sono? Non si potrà certo enumerarli. Ecco il riflesso delle grandi, incommensurabili soddisfazioni e insieme di grandi formidabili responsabilità a cui i giornalisti vanno inevitabilmente incontro, giacché quando il loro lavoro è consacrato alla verità, i benèfici effetti che da ciò derivano nessuno potrà misurare: nessuno potrà valutare questo splendore di bene, questo solco di luce che va a tante e tante anime ed intelligenze sino ai più lontani ambienti ove giungerà almeno un tale riverbero di tale bontà; e ciò deve mettere in cuore una soddisfazione veramente impareggiabile. Ma dall'altra parte se la parola, se lo scritto non è sempre né tutto al servizio della verità, della virtù e del bene delle anime, allora si incorrono gravissime responsabilità, poiché si apre la via ad un male vasto di grande portata devastatrice, del quale non si possono contare i delitti e le vittime.

Ed allora ecco appunto accompagnarsi all'enunciato proposito, per dare ad esso tutta la luce che deve avere, un'altra risoluzione che è così bene espressa nell'alta, magnifica, impareggiabile parola del grande scrittore nostro Alessandro Manzoni, allorché dava ai signori della parola, – e i giornalisti sono i signori della parola, giacché anche la loro è arte della parola, è arte del dire – che vogliono della parola diventare sempre più ricchi e padroni, dava per suprema legge: «... il santo vero / mai non tradir, né proferir mai verbo / che plauda al vizio o la virtù derida». Non si sa, dinanzi a questo mirabile insegnamento, se ammirare maggiormente la profondità del pensiero o la bellezza e la magnificenza della forma.

 

FonteDiscorsi Pio XI, III vol., Torino, SEI, 1960, pp. 160-165.