22 maggio 2019

Social media: strumenti per costruire e dare voce a chi non ha voce

Convegno promosso dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede sul tema “Dalle social network communities alla comunità umana. Le nostre esperienze”

Marina Tomarro - Città del Vaticano

 

I video postati sulla Global page di Vatican News su Facebook sono stati visti 15 milioni di volte. Quelli più apprezzati riguardano alcuni momenti salienti dei viaggi di Papa Francesco. Tra questi, la Messa nello Zayed Sports City di Abu Dhabi, la Veglia  con i giovani durante la GMG a Panama, la visita in Marocco o l’ultima in Bulgaria, con i bambini che giocavano con le rose dopo aver fatto la loro Prima Comunione dalle mani del Pontefice. Proprio i social media sono stati al centro dell’incontro che si è svolto ieri nella sede del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che ha avuto come filo conduttore il tema “Dalle social network communities alla comunità umana. Le nostre esperienze”.

Portare il messaggio evangelico in Rete

“Essere rete nell’era della rete – ha spiegato Paolo Ruffini prefetto del Dicastero per la Comunicazione – non è costruire una burocrazia digitale, ma inculturare il messaggio evangelico nel mondo della multimedialità. La parola del Papa è già presente nelle reti social, ma molti giovani non lo sanno. Questo è un nuovo modo di testimoniare per capire prima e governare poi tutti i cambiamenti che ci attendono” I social media vaticani sono presenti nella rete con 23 lingue su Fb; 6 account in Twitter; un canale YouTube in 14 lingue e con un account multilinguistico su Instagram. Ogni giorno vengono aggiornati con notizie che riguardano non solo il Vaticano ma anche il mondo della Chiesa.

I tweet del Papa: capsule d'amore nel mondo

“La nostra presenza sui social – ha sottolineato Nataša Govekar direttore del Dipartimento Teologico-Pastorale – ha come obiettivo quello di raggiungere le persone là dove si trovano. Per poter portare la parola di Dio ovunque. Tanti fedeli vivono in luoghi lontanissimi da Roma e magari non riusciranno a venire mai in piazza San Pietro ad ascoltare Papa Francesco. Ma i suoi Tweet su @Pontifex sono seguiti da 48 millioni di persone in 9 lingue, pochi caratteri che hanno un grande significato. I social media diventano così un esercizio per trovare l’essenziale. Si comunica con piccole pillole di saggezza o capsule d’amore”.

Parlare social: i linguaggi differenti

E quelli che seguono le pagine social vaticane non sono utenti passivi, ma commentano, pongono domande e curiosità, soprattutto attraverso i post su Facebook. “Esistono linguaggi differenti sui social – ha rilevato Juan Narbona docente presso la Pontificia Università della Santa Croce – le persone su Fb tendono ad essere più aperte, mentre su Twitter spesso la comunicazione diventa essenziale. Instantgram invece è un mondo a parte, è rivolto molto ai giovani e quindi deve essere vivace e allegro. Quando comunichiamo con i social dobbiamo rispettare un galateo speciale che ci dovrebbe imporre una buona educazione e una moderazione nel linguaggio, cosa che invece oggi è diventata molto difficile in rete”.

Una Rete delle Reti

Proprio su Instantgram sono particolarmente seguite le foto "Black and White" cioè una serie di scatti in bianco e nero che ripercorrono le cerimonie in Vaticano nel corso degli anni, partendo dai primi del novecento e “Accadde oggi”, dove sul profilo de L'Osservatore Romano, vengono riproposte le prime pagine che raccontano i grandi eventi del passato. “Per essere incisivi e mirati – ha concluso Davide Dionisi coordinatore dei Social Media Vaticani  – non esiste una ricetta ideale se non quella della continua sperimentazione. Ovviamente non deve mai venir meno una buona dose di fantasia e il confronto costante, così come quello  avviato oggi con chi si occupa del settore, per dare vita ad una rete delle reti”.

 

Paolo Ruffini - Prefetto del Dicastero per la Comunicazione

Juan Narbona, Pontificia Università della Santa Croce

Alcune immagini dell'evento